Metacognizione e Didattica Metacognitiva
La Metacognizione viene definita come “l’insieme delle attività psichiche che presiedono al funzionamento cognitivo” e rappresenta la capacità di una persona di riflettere sui propri processi cognitivi e di averne consapevolezza.
Per comprendere meglio questo termine bisogna riferirsi al significato del termine “Metacognizione”,che significa letteralmente “oltre la cognizione”, cioè il pensiero.
Nello specifico quando si parla di metacognizione è possibile individuare quattro diverse dimensioni tra loro interconnesse e che si influenzano reciprocamente: le conoscenze sul funzionamento cognitivo generale, l’autoconsapevolezza del proprio funzionamento cognitivo, l’uso generalizzato di strategie di autoregolazione cognitiva e le variabili psicologiche sottostanti.
Il primo aspetto, definito anche come atteggiamento metacognitivo (o conoscenza metacognitiva generale), rappresenta tutte le conoscenze e le informazioni che un soggetto può avere su come funziona la mente e i vari processi cognitivi. Esse possono includere anche i meccanismi che rendono possibile l’attività mentale, i limiti e i fenomeni tipici più frequenti. L’atteggiamento metacognitivo consiste quindi nella consapevolezza del soggetto di come agisce e funziona la mente e nello sviluppo di alcune idee sul funzionamento mentale.
A partire da questo si sviluppa la seconda dimensione, chiamata anche conoscenza metacognitiva specifica, che consiste nelle conoscenze circa il funzionamento della propria mente e dei propri processi cognitivi. Questo aspetto riguarda in particolare la capacità di introspezione, di autoanalisi e autoconsapevolezza di un soggetto riguardo a cosa e come sta pensando, apprendendo, ricordando, eccetera.
Per esempio sapere cos’è la memoria, che esistono diversi tipi di memoria (a breve termine, a lungo termine, eccetera), conoscere diverse strategie di elaborazione e immagazzinamento delle informazioni è un buon atteggiamento metacognitivo, mentre saper scegliere qual è la strategia più efficace per se stessi per svolgere un compito di memorizzazione (ad esempio memorizzare una serie di numeri) riguarda le conoscenze metacognitive specifiche.
Il terzo aspetto riguarda tutti i processi di controllo e di autoregolazione attraverso cui una persona dirige consapevolmente e attivamente la propria attività mentale e governa lo svolgersi dei propri processi cognitivi. Si tratta dei “processi metacognitivi di controllo”, che consistono quindi in tutte quelle operazioni che permettono di monitorare l’andamento della propria attività mentale e delle strategie utilizzate. Le operazioni di autoregolazione consistono principalmente nelle capacità di previsione, di valutazione, di pianificazione e di monitoraggio che vengono messe in gioco durante le attività mentali. I processi metacognitivi di controllo possono riguardare ad esempio il valutare il compito richiesto e la sua difficoltà, l’esaminare le proprie risorse e capacità per affrontarlo, precisare i propri obiettivi da perseguire, il monitorare l’attenzione e lo svolgimento del compito e valutare i risultati al termine.
L’ultimo aspetto da considerare nei processi metacognitivi riguarda l’immagine che un individuo ha di se stesso come persona che apprende, immagine che si integra con le caratteristiche della valutazione generale di sé. Ad esempio, alcune delle variabili psicologiche che intervengono durante i processi metacognitivi possono riguardare ciò che una persona può considerare come causa dei suoi successi o insuccessi, che possono essere interni (ad esempio, “mi sono impegnato/non mi sono impegnato”) o esterni (ad esempio, “ho avuto fortuna/l’insegnante ce l’ha con me”), la percezione delle proprie capacità di riuscire a svolgere correttamente il compito, la motivazione e l’autostima.
A partire da queste premesse teoriche si sviluppa la didattica metacognitiva, ovvero un approccio didattico che ha come oggetto lo sviluppo nei ragazzi della metacognizione, non l’apprendimento di nuove conoscenze. L’accento viene dunque posto non su cosa viene appreso (imparare a fare), ma sul come avviene (imparare a imparare). L’obiettivo è quindi sviluppare la consapevolezza di che cosa si sta apprendendo, del perché, di quando è opportuno farlo, in quali condizioni e con quali modalità.
Inoltre, la didattica metacognitiva rivolge la propria attenzione anche al terzo livello della metacognizione, intervenendo sullo sviluppo e sul potenziamento delle abilità di monitoraggio e di controllo dei processi cognitivi. Infatti, uno degli obiettivi dell’approccio didattico metacognitivo consiste proprio nel rendere consapevoli i ragazzi dei processi di autoregolazione, in modo tale che possano individuare quali sono le più attive ed efficaci modalità di controllo dei propri processi cognitivi.
È interessante osservare come in questo approccio sia fondamentale la capacità di scelta delle strategie metacognitive da utilizzare (ad esempio, di apprendimento, di memoria, …). Vi sono diversi modi per affrontare una situazione o un problema, alcuni più efficaci di altri: il proposito della didattica metacognitiva è quello di rendere i ragazzi in grado conoscere le diverse modalità, ovvero le strategie che possono essere utilizzate, di valutarle e quindi di scegliere quella per loro più efficace per quel particolare compito. Questa capacità riguarda tutti gli aspetti precedentemente elencati: infatti il ragazzo deve avere le conoscenze generali circa il compito da svolgere e su quali strategie ha a disposizione, deve saper scegliere qual è la strategia per lui più adeguata ed efficace in qual caso, deve monitorare come sta andando l’esecuzione di tale strategia e del compito e infine considerare le variabili psicologiche che entrano in gioco in tutto questo processo.
In conclusione, questo approccio stimola nei ragazzi lo sviluppo di uno stile di pensiero strategico e flessibile, in cui assumono un ruolo essenziale sia la capacità del soggetto di poter coordinare diverse strategie, di adattare e riorientare la propria attività mentale rispetto agli obiettivi, sia la possibilità di elaborare piani cognitivi strategici per raggiungere tali risultati. Infine, centrale è il nuovo ruolo che viene attribuito al ragazzo: non è quindi più un passivo recettore di informazioni, ma diventa protagonista attivo nell’apprendimento. Questo cambiamento di ottica è fondamentale in quanto porta alla valorizzazione e al potenziamento delle risorse del ragazzo promuovendone l’autonomia.
dott.ssa Lara Lanzoni