Diagnosi DSA: come leggerla e cosa deve riportare.
“Come deve essere fatta una Diagnosi DSA?”
“Cosa deve riportare la relazione?”
“Come posso capire se <<è valida oppure no>>?”
“Ma si trovano davvero le indicazioni per supportare l’alunno?”
Questi, e spesso molti altri, sono i dubbi di tanti insegnanti che quotidianamente ricevono a scuola dalle famiglie le diagnosi per DSA ossia di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, sia essa di Dislessia (disturbo specifico delle abilità di lettura, in ordine di accuratezza e/o velocità), di Disortografia (disturbo specifico delle abilità ortografiche), Disgrafia (disturbo specifico delle abilità di scrittura) o Discalculia (disturbo specifico della abilità logico-matematiche), disturbi specifici spesso anche in comorbilità (contemporaneamente in presenza) tra loro.
Oggigiorno gli insegnanti sono certamente più formati in materia, seguono corsi di aggiornamento e ricevono dai professionisti indicazioni pratiche per sapere come muoversi al meglio nei confronti dei loro studenti per i quali viene intrapreso dalla famiglia un approfondimento per fare una diagnosi per DSA. Al tempo stesso, però, si trovano talvolta in difficoltà di fronte a Diagnosi che sembrano non riportare le indicazioni che dovrebbero o peggio ancora sembrano non essere stilate secondo le Linee Guida indicate dalla Consensus Conferences del 2011.
Una certificazione per una diagnosi per DSA deve, invece, contenere tutte le informazioni necessarie utili soprattutto alla Scuola per redigere una programmazione educativa personalizzata con uno sguardo proiettato all’alunno, mediante la stesura del cosiddetto PDP (Piano Didattico Personalizzato).
La definizione unica della sola categoria diagnostica (Dislessia, Disortografia, Disgrafia o Discalculia) non è quindi assolutamente sufficiente al fine di definire misure didattiche appropriate per lo studente. Al contrario fondamentale risulta che questa contenga tutti gli elementi – nello specifico le caratteristiche individuali dello studente con le sue aree di forza e di debolezza – utili a delineare e definire il suo profilo di funzionamento globale.
Proviamo a pensare: tutti coloro che “non vedono bene” indossano lo stesso paio di occhiali o hanno delle lenti differenti a seconda della fragilità visiva rilevata? Così allo stesso modo, non tutti gli studenti con una diagnosi per DSA possono avere gli stessi bisogni…. e questo la Scuola necessita di saperlo.
Proprio per questa ragione è necessario che la diagnosi per DSA venga redatta, da un’equipe multidisciplinare composta da psicologo, logopedista e neuropsichiatra infantile, sulla base di un modello di certificazione che riporti, oltre alla diagnosi vera e propria, anche il maggior numero di informazioni fondamentali per il supporto dello studente a Scuola.
Concretamente come deve essere una diagnosi per DSA?
Una Certificazione Diagnostica per Disturbo Specifico dell’Apprendimento deve riportare le seguenti componetni:
- Dati anagrafici dello studente.
- Diagnosi multiassiale e relativi codici ICD-10: diagnosi principale di Dislessia, Disortografia, Disgrafia o Discalculia ed eventuali comorbilità (presenza di più disturbi contemporaneamente), specificandone il livello di gravità – lieve, moderato, grave -, secondo i codici ICD-10, cioè secondo la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS-WHO).
- Elementi significati aggiunti: nominativi dei professionisti che compongo l’Equipe e denominazione dell’Equipe che deve essere accreditata all’ASL di riferimento, come da indicazione della legge 170/2010.
- Motivo della consultazione, correlata di eventuali percorsi antecedenti svolti dalla famiglia per lo studente in oggetto.
- Percorso valutativo di base, nel quale vengono riportate nello specifico la valutazione cognitiva, neuropsichiatrica e logopedica relativa al linguaggio e alle abilità scolastiche a cui è stato sottoposto lo studente.
- Eventuali approfondimenti, predisposti per lo studente, ove necessario.
- Conclusioni e proposte di intervento, nelle quali viene riportata nuovamente la diagnosi con una proposta di trattamento funzionale al potenziamento delle fragilità rilevate, ove ritenuto utile per lo studente.
- Elenco degli strumenti compensativi e delle misure dispensative (da utilizzare a scuola), suddivise dove possibile sulla base delle aree rilevate fragili nello studente in relazione alle abilità indagate (abilità di lettura, scrittura, calcolo, logica e aspetti mnestici e di attenzione).
Si ricorda che per strumenti compensativi e misure dispensative si intendono tutti gli strumenti che possono aiutare “l’alunno con DSA o con altri Bisogni Speciali a ridurne gli effetti del suo disturbo, predisponendo una modalità di apprendimento più adatta alle sue caratteristiche, senza peraltro facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo”.
- Indicazioni per la scuola per la stesura del PDP, al fine di condividere anche un’attenzione particolare agli aspetti emotivi legati all’autostima e alla motivazione.
- Eventuali note, ove necessarie.
- Indicazioni circa la tempistica per l’aggiornamento del profilo funzionale (rivalutazione e aggiornamento della Diagnosi).
- Allegato dei punteggi ottenuti dai test somministrati.
Spesso viene riportato quanto segue: “Ribadito che la presente diagnosi è valida fino al termine dell’intero percorso di studi, la valutazione funzionale e le indicazioni d’intervento (B2, B3, C, D, E e F) possono essere aggiornate, su indicazione dell’operatore referente, alla seguente scadenza:
□ Al termine dell’anno scolastico
□ Al termine della scuola primaria
□ Al termine della scuola secondaria di primo grado
□ Al termine della scuola secondaria di secondo grado
□ Altro _______________________________________”
L’aggiornamento del profilo funzionale può essere effettuato dall’operatore referente (o da altro neuropsichiatra infantile o psicologo autorizzato) in raccordo con gli altri professionisti che il referente ritenga opportuno coinvolgere. Per quanto riguarda la formazione universitaria si ricorda che gli Atenei ritengono valide le diagnosi risalenti all’età evolutiva purché la data di rilascio della certificazione non sia anteriore a 3 anni.
Per gli usi consentiti dalla legge, la Certificazione diagnostica viene consegnata, dai professionisti che l’hanno svolta, esclusivamente alla famiglia. Sarà poi cura della famiglia comunicare l’esito della valutazione alla Scuola, al fine di predisporre un lavoro in rete il più supportivo possibile per lo studente ed eventualmente al pediatra di riferimento inviante il quale, per i pazienti diagnosticati, potrà fare riferimento all’equipe che ha effettuato il percorso diagnostico.