Leggere i dati dei test: semplici nozioni di statistica e psicometria
Nelle certificazioni di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), ed in altre relazioni psicodiagnostiche, vengono indicati i dati ottenuti dalla somministrazione di appositi test, detti anche reattivi. Unitamente ai dati dei test vengono citati alcuni termini della statistica, cioè della scienza finalizzata alla conoscenza quantitativa e qualitativa dei fenomeni collettivi, attraverso la raccolta, l’ordinamento, la sintesi e l’analisi dei dati. Tale disciplina applicata alla psicologia prende il nome di psicometria e si occupa di costruire, validare e tarare gli strumenti di misura, cioè i test.
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Per validazione di un test si intende la verifica del fatto che un test misuri effettivamente la caratteristica presa in considerazione. Per taratura si intende quel processo che porta alla definizione di norme di riferimento, cioè di criteri ottenuti sottoponendo il test ad un campione di persone con il preciso intento di ottenere dei dati di confronto ai fini dell’interpretazione. A tal fine, il campione deve essere selezionato sulla base di precise regole, che ne garantiscano la rappresentatività, quindi deve essere:
1) numeroso (sopra il migliaio);
2) equamente diviso tra maschi e femmine;
3) rappresentativo di molte fasce di età;
4) rappresentativo di diverse classi sociali;
5) rappresentativo di diversi livelli di scolarità;
6) rappresentativo di diverse occupazioni lavorative;
7) rappresentativo delle diverse etnie che compongono la popolazione.
È infine necessario che il test sia standardizzato, cioè che tutti i procedimenti utilizzati siano definiti in precedenza, in modo tale che ogni soggetto venga sottoposto con modalità che rimangono costanti alle stesse domande, alle stesse prove, alle stesse situazioni stimolo (immagini, frasi, compiti), che le istruzioni siano uguali per tutti i soggetti e che per l’attribuzione del punteggio e la sua valutazione sia applicato uniformemente un unico metodo (stabilito all’atto della costruzione del test).
I dati così raccolti vengono confrontati con le norme di riferimento (media e deviazione standard) per ottenere i punti z, cioè il punteggio che indica di quanto il valore ottenuto dal soggetto si allontana dalla media e verso quale direzione. Quando il punto z è compreso tra -1 e -2, si parla di punteggi ai limiti inferiori di norma; quando z è uguale o inferiore a -2 il punteggio risulta deficitario.
Un altro metodo per confrontare i risultati ottenuti con quelli del campione è rappresentato dai percentili, i quali indicano (su una scala da 0 a 100) la percentuale dei soggetti, appartenenti al campione, che hanno ottenuto un certo punteggio. Per capire la rilevanza di un certo punteggio ottenuto da un soggetto basterà vedere a quale percentile corrisponde. Un percentile uguale o maggiore di 90 (che corrisponde a un punteggio ottenuto dal 10% o meno del gruppo normativo) corrisponde a un punteggio significativamente sopra la media. Un percentile uguale o inferiore a 10 (che corrisponde a un punteggio grezzo ottenuto dal 10% o meno del gruppo normativo) corrisponde a un punteggio significativamente sotto la media.
La costruzione di un test valido non è dunque un procedimento semplice né banale, ma basato anzi su precise procedure e verifiche, che consentono la pubblicazione di strumenti attendibili, cioè in grado di raccogliere misure stabili, precise e accurate. Tutto questo fa di un test un utile strumento nelle mani di un clinico, il quale però non è l’unico elemento su cui si basa il processo di valutazione, che viene sempre affiancato da elementi osservativi e dati relativi alla storia del paziente (anamnesi), che portano alla formulazione di un giudizio clinico. In questo modo si ottiene una diagnosi, o si giunge comunque a delle conclusioni in merito al percorso di valutazione effettuato.
Bibliografia
Sandrone P, (2018) Capire la psicometria. Seconda edizione aggiornata. Limena (Padova), libreriauniversitaria.it edizioni
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